Abbazia di Rotis

L’abbazia di Roti o Rotis è un piccolo gioiello dimenticato ormai quasi completamente perso nella natura. L’ordine religioso dei Benedettini s’insediò nelle Marche già intorno all’ XI, XII secolo, ma già nel IX secolo si hanno documenti di donazioni a monaci farfensi che cercarono di sfuggire alle invasioni ricorrenti tra le colline e le montagne dell’Appennino. Lo storico Ottavio Turchi, nella chiesa di Camerino, testo edito nel 1762, alla pagina 134, ricorda che i monaci seguaci di San Benedetto di Norcia nel Medio Evo si stabilirono a Santa Maria de Rotis, presso Braccano, nel territorio matelicese. Del monastero, esistente fin dall’XI secolo”sotto la regola di San Benedetto, hanno scritto autorevoli studiosi come Gian Battista Razzanti (XVIII sec.), Camillo Acquacotta (XIX sec.), e più recentemente, Giacinto Pagnani, Amedeo Bricchi, Angelo Antonelli (accuratissime le sue ricerche specifiche) e Anna Maria Giorgi e molti altri esperti. Pergamene risalenti al XII secolo indicano che sotto la sua giurisdizione erano i monasteri di San Claudio d’Acquaviva , San Giovanni de Foro, San Giacomo. Una stele, proveniente probabilmente da tale luogo,si può ammirare sopra la porta interna della chiesa di San Francesco di Matelica. E’in pietra calcarea, rappresenta una figura di orante (colui che prega), rivestito di un abito che somiglia ad una pianeta, e vi si legge “Dopni Lapi”: secondo l’Acquacotta indicherebbe un abate di Roti e risalirebbe al XIII secolo. Altri frammenti architettonici sono presenti in ciò che rimane del Monastero, tappa nel Medio Evo di pellegrinaggio e punto d’unione delle strade che portavano a Matelica , collegandola a Cingoli , per poi scendere a valle fino a raggiungere Jesi e la costa adriatica. Qualche notizia , circa la fiorente vita della Abbazia, si ricava da un documento conservato nell’archivio comunale di Matelica, relativo all’anno 1500: si tratta degli atti di un Processo tra la stessa e la Comunità di Matelica per il possesso di alcuni boschi (De Monte de Pagliano prope Abbatiam de Roti qua itur Cingulum). La zona è descritta come ricca di legname; infatti, fino a pochi decenni fa, vi si trovavano numerose carbonaie. Nell’anno 1585 vi si producevano sessanta some di frumento, sette di vino; il taglio del bosco fruttava dodici scudi. Il Monastero di Roti, fino al 1700, è stata meta di grandi festeggiamenti in onore della Vergine, il 15 agosto, essendo la Chiesa intitolata, come è confermato da documenti del 1600, a Santa Maria delle Grazie, titolo che ora è proprio della Chiesa di Braccano, dove si trova un’antica statua lignea della Vergine con il Bambino, recentemente restaurata, forse collegata alla vita dello stesso Monastero.
Oggi restano interessanti strutture del Monastero, consolidato nelle sue strutture portanti.